II guerra mondiale - la sonfitta di Germania e Italia

Mentre le truppe tedesche e italiane si ritirano dalla Russia, nell'estate del '43 gli USA e il Regno Unito iniziano l'attacco nel Mediterraneo (sbarco in Marocco e in Sicilia).

In Italia il re fa arrestare Mussolini e affida il governo al generale Badoglio: termina il regime fascista (luglio '43).
Nel settembre '43 l'Italia firma un armistizio con gli "alleati" (USA e Regno Unito): la Germania occupa il territorio italiano.

Intanto le truppe alleate sbarcano sullle coste francesi della Normandia (estate '44), liberano PArigi e avanzano verso il territorio della Germania.

Chiusa nella morsa da Est (russi), da Sud e da Ovest (alleati), la Germania viene invasa e infine si arrende nel maggio del '45.

La guerra in Europa è terminata!

II guerra mondiale - l'attacco tedesco all'URSS

Consolidato il fronte a Ovest, nel '41 la Germania e l'Italia invadono l'URSS, nonostante i patti segreti del '39, e le Repubbliche Baltiche.
Le truppe dell'Asse avanzano verso Mosca, ma vengono fermate dalla resistenza sovietica.
L'anno dopo la Germania tenta un secondo attacco, ma dopo la battaglia nella città di Stalingrado (oggi Volgograd), i sovietici (l'Armata Rossa) iniziò il contrattacco alle truppe tedesche e italiane, che furono costrette ad una lunga e penosa ritirata.

II guerra mondiale - '39 e '40 a Est e a Nord

Dopo l'ultimatum non accolto e l'inutile mediazione di USA e Italia, la Germania la invade la Polonia da Ovest.
Francia e Regno Unito dichiarano guerra alla Germania.
L'Italia si dichiara "non belligerante".

Contemporaneamente l'URSS invade la Polonia da Est e occupa le Repubbliche Baltiche e (con molta difficoltà) la Finlandia.

Nella primavera del '40 la Germania invade la Danimarca e la Norvegia.

II Guerra Mondiale - Attacco a Occidente

La Germania attacca il Belgio e i Paesi Bassi, poi la Francia.
Contemporaneamente l'Italia dichiara guerra alla Francia.

Nel giugno del '40 Hitler è a Parigi e la Francia è sotto il controllo diretto e indiretto dei tedeschi.
Il generale De Gaule fugge in Inghilterra per organizzare la resistenza.

La Germania tenta un attacco aereo all'Inghilterra: è il suo primo fallimento.

L'indipendenza di India e Cina

L'India

Il processo di indipendenza dell'India dal potere coloniale britannico fu particolarmente interessante, perché si basò sulla non violenza (ahimsa) e applicò tecniche di disobbedienza civile (contravvenire a leggi ingiuste), di resistenza passiva (non reagire alla violenza) e del boicottaggio dei prodotti della madrepatria.. A guidarlo era l'avvocato Gandhi, soprannominato Mahatma (“grande anima”).

Terminata la Seconda Guerra Mondiale, il Regno Unito decise di abbandonare l'India. Per cercare di risolvere i contrasti tra indù e musulmani, decisero nel 1947 di dividere la colonia in due Stati: Unione Indiana (a maggioranza indù) e Pakistan orientale e occidentale (a maggioranza musulmana).

Purtroppo il fanatismo ebbe il sopravvento e lo stesso Gandhi, che cercò strenuamente di fermare i massacri, morì assassinato nel gennaio 1948 per mano di un fanatico indù. Lo scontro tra i due Stati dura tuttora, soprattutto per il controllo della regione del Kashmir.

La Cina









La decolonizzazione

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1945 e il 1975, l'Asia e l'Africa si liberarono del dominio coloniale (fenomeno chiamato “decolonizzazione”).

  1. In molte colonie da decenni erano sorti movimenti nazionalisti (ricorda quelli europei...) che chiedevano l'indipendenza. Utilizzavano spesso tattiche di guerriglia perché avevano scarsa preparazione militare e poche armi. Tuttavia l'appoggio della popolazione li rese spesso vittoriosi.

  2. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale molti "coloni" avevano combattuto accanto agli eserciti della madrepatria, maturando una nuova consapevolezza (i bianchi possono essere battuti, i bianchi si uccidono tra loro!).

  3. Erano inoltre cambiate le situazioni dei Paesi ricchi: alcuni erano ora troppo deboli per controllare le colonie, mentre USA e URSS preferivano controllare il mondo in altre forme (“sfere di influenza”).

I Paesi coloniali adottarono strategie diverse verso le colonie che chiedevano l'indipendenza.

  • Il Regno Unito, ad esempio, cercò di assecondare le richieste delle colonie, concedendo l'indipendenza e legando a sé le ex-colonie, spingendole ad aderire a un'associazione di tipo economico (il Commonwealth).

  • La Francia e il Portogallo, viceversa, concessero l'indipendenza solo dopo lunghe guerre, come quella di Algeria e del Mozambico.

Il processo di decolonizzazione iniziò in Asia, dove le antiche culture avevano rese più consapevoli i popoli: Indonesia (1945 dai Paesi Bassi), India (1947 dal Regno Unito), Indocina (1954 dalla Francia).

Negli anni '60 il processo passò in Africa, dapprima nel Nord, poi nell'Africa sub-sahariana.

Il mondo si arricchì così di nuovi soggetti: al “Primo mondo” (quello occidentale alleato con gli USA) e al “Secondo mondo” (quello orientale alleato con l'URSS) si affiancò il “Terzo Mondo” composta dai nuovi Stati.

I nuovi Stati dovevano però affrontare molti problemi.

  • Economici: spesso la loro economia era stata trasformata per produrre le materie prime (agricole o minerarie) necessarie alla madrepatria e mancavano i prodotti agricoli di consumo e le industrie;

  • Sociali: all'analfabetismo e alla povertà si univa spesso l'arbitrarietà dei confini (tracciati dai colonizzatori) che costringevano a far convivere popoli diversi, spesso in lotta tra loro.

  • Politici: quasi sempre mancava una classe dirigente, cioè persone con un'istruzione e un'esperienza sufficienti a guidare uno Stato.

Ciò ebbe molte conseguenze:

  1. l'economia dei nuovi Stati continuò a basarsi sull'esportazione di pochi prodotti agricoli (monocultura) o di materie prime (dal rame ai diamanti), continuando a dipendere dai Paesi del Primo e del Secondo mondo;

  2. esportando i loro prodotti a basso costo e importando prodotti industriali spesso molto costosi, i Paesi del Terzo Mondo videro crescere vertiginosamente il loro debito estero, finché giunsero a non poterlo più restituire;

  3. il governo cadde spesso nelle mani di persone avide, che utilizzarono il potere per arricchire se stesse e il loro clan, instaurando regimi autoritari;

  4. molti Stati furono ben presto dilaniati da guerre civili, spesso incoraggiate dalle potenze straniere, interessate a vendere armi e a impossessarsi delle materie prime;

  5. bisognosi di ogni cosa, i Paesi del Terzo Mondo caddero facilmente nella sfera di influenza degli USA o dell'URSS.

Gli scontri di una "guerra fredda"

La rivalità tra USA e URSS non si trasformò mai in scontro globale (anche per la paura delle armi atomiche in possesso di entrambe le potenze), ma prese la forma di una continua “corsa agli armamenti” e di una contrapposizione locale costante a cui si diede il nome di “guerra fredda”.

  1. Guerra di Corea (1950-53). La Penisola Coreana, sottratta ai Giapponesi sconfitti, venne divisa lungo il 38° parallelo: a Nord un governo amico dell'URSS, a Sud uno amico degli USA. La Corea del Nord invase la Corea del Sud e si arrivò ad uno scontro diretto tra le superpotenze, che per fortuna non venne esteso al resto dell'Asia. Provocò oltre un milione di vittime. La Corea è tuttora divisa.

  2. Costruzione del Muro di Berlino (1961). Per impedire la fuga dei cittadini dalla zona Est, le autorità della Repubblica Democratica fecero costruire un muro che separava la città, “crollato” solo nel 1989.

  3. Crisi di Cuba (1961-62). Nell'isola, che per la sua posizione strategica era controllata dagli USA, un movimento rivoluzionario di sinistra, guidato da Fidel Castro ed Ernesto “Che” Guevara, sconfisse una dittatura militare. Gli USA appoggiarono un colpo di stato che fallì, mentre l'URSS pose sull'isola alcune basi di missili nucleari. Si sfiorò un altro conflitto, ma si giunse ad un accordo: ritiro delle basi sovietiche in cambio dell'impegno USA a rispettare il governo rivoluzionario. Rimase l'embargo economico.

  4. Guerra del Vietnam (1964-73). Indipendente dalla Francia nel 1954, la regione venne divisa in Vietnam del Nord (regime comunista appoggiato dall'URSS) e Vietnam del Sud (dittatura militare appoggiata dagli USA). Nel Sud nacque un movimento di liberazione (“vietcong”), appoggiato dal Nord. Gli USA intervennero con le loro truppe, ma non riuscirono a fermare la guerriglia dei partigiani. Anche per le pressioni dell'opinione pubblica americana (contestazione studentesca del '68), gli USA si ritirarono e il Vietnam si unificò (1976) sotto un regime comunista.

  5. Rivolte dei Paesi dell'Est. Nei Paesi appartenenti al Patto di Varsavia e sottomessi all'URSS, nacquero movimenti di opposizione contro i regimi comunisti che non concedevano libertà individuali, né benessere economico.

    Nel 1956 in Ungheria i carri armati sovietici repressero una insurrezione popolare che chiedeva libertà e una posizione di neutralità tra USA e URSS.

    Nel 1968 a Praga, capitale della Cecoslovacchia, i dirigenti comunisti attuarono un rinnovamento (“primavera di Praga”): aumentavano il rispetto dei diritti umani e ammettevano la proprietà privata.

    Ancora una volta l'esercito sovietico represse il movimento.

La “guerra fredda”, che si era in parte attenuata dopo la morte di Stalin (1953), terminerà solo con il dissolvimento del regime comunista in URSS agli inizi degli Anni Novanta.