Gli Stati Uniti nel primo dopoguerra

Nelle elezioni del 1921 al Presidente Wilson (che aveva portato gli USA in guerra e aveva promulgato i “Quattordici Punti”), succedette un Presidente del Partito Repubblicano.

Cambiò la politica internazionale: gli Stati Uniti decisero di non occuparsi delle vicende mondiali (“isolazionismo”) e di avviare una politica economica di tipo protezionistico (alte dogane sui prodotti in entrata per proteggere la propria economia).

L'economia, già al primo posto, crebbe ulteriormente, soprattutto aumentarono la quantità dei beni di consumo (elettrodomestici, automobili, etc.). Aumentarono anche gli investimenti all'estero (vedi appunti sulla Germania...).

All'euforia degli anni '20, però, seguì una grave crisi economica nel 1929, concretizzatasi nella perdita di valore delle azioni (crollo della Borsa di Wall Street) il cui valore era enormemente aumentato per azioni speculative.

Seguì un periodo di grande depressione economica, che causò la rovina di milioni di cittadini che persero il posto di lavoro e tutti i loro risparmi o che furono costretti a vendere le terre di loro proprietà.

L'economia migliorò solo con il nuovo Presidente Roosevelt che chiamò a raccolta i migliori “cervelli” della nazione, con i quali mise a punto un piano economico noto come “New Deal” (il "nuovo corso"). Decise di correggere l'eccessivo liberismo dell'economia statunitense dando importanza allo Stato. Avviò una politica di opere pubbliche, di sostegno economico ai disoccupati, di garanzie per i lavoratori, di maggior controllo sulle banche e sulle borse per evitare nuove speculazioni.

Nacque lo “Stato sociale” o Welfare State.



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